I beni culturali - oggetti e luoghi - non sono importanti di per sé, non basta la loro materialità o la loro antichità per giustificarne la cura, ma sono importanti per i significati e gli usi che le persone attribuiscono loro e per i valori che rappresentano. I beni culturali, per definizione, hanno una natura trasformativa: le società nel tempo decidono e negoziano come definirli, valorizzarli e trasmetterli alle generazioni future. Questo dice la Convenzione di Faro del Consiglio d’Europa. Ma è davvero questo il “theoretical discourse” prevalente sul patrimonio culturale in Italia?
E, soprattutto, qual è lo stato dell’arte delle pratiche di partecipazione intorno al patrimonio culturale nazionale?
Attraverso ricerche sullo stato dell’arte e tecniche di analisi testuale computazionale, possiamo individuare le convergenze e divergenze tra tre diversi livelli del discorso sul patrimonio: istituzionale, professionale, accademico. Tali analisi saranno poi argomento di discussione in specifici “tavoli di lavoro” nazionali a cui saranno chiamate a partecipare personalità che si occupano di cultura provenienti dal mondo delle istituzioni, universitario, della libera professione e del terzo settore, privilegiando la Next Generation EU.
Tavoli di lavoro, soluzioni di comunità e strumenti di co-design per la gestione sostenibile del patrimonio
Nell’ambito del progetto CHANGES-CREST, in una intensa settimana veneziana, dal 29 gennaio all’1 febbraio 2025, verranno organizzati sei tavoli di lavoro volti ad affrontare temi di grande attualità nell’ambito dei beni culturali, finalizzati a proporre idee per policy innovative, di cui due a cui potranno sedersi solo giovani “under 35”.
Un ulteriore tavolo dal nome NextGen Venice, aperto alla cittadinanza, si concentrerà sulle problematiche e prospettive della città di Venezia.
Le soluzioni proposte dai tavoli saranno quindi rielaborate dai ricercatori del progetto e pubblicate, al fine di aprire un dibattito pubblico sinceramente partecipato.
Tavolo 1
Citizen Science: partecipazione dei cittadini alla ricerca e alla governance sui beni culturali
È un dovere, per chi fa ricerca, condividere i risultati con i cittadini e coinvolgerli nelle decisioni sul destino della ricerca stessa. Nella moderna società della conoscenza, democrazia significa garantire a ciascuno il diritto alla “cittadinanza scientifica”. Ma come?
In quali modi e con quali regole coinvolgere i cittadini nella ricerca sui beni culturali, affinché sia la comunità nel suo divenire a ragionare collettivamente sul proprio passato e sul suo rapporto dinamico col presente? E la partecipazione dei cittadini può giungere a modificare la governance stessa dei beni culturali?
Tavolo 2
Liberi tutti: vivere la cultura attraverso la circolazione e il libero accesso di dati e immagini dei beni culturali
Se i beni culturali appartengono ai cittadini, il libero accesso ai dati e alle immagini sui beni culturali è un diritto di tutti, ma anche uno strumento di consapevolezza culturale e coesione sociale. La digitalizzazione dei beni culturali su scala mondiale va di fatto in questa direzione, ma si scontra con le disposizioni vigenti in tema di tutela e copyright. Come conciliare open access e codice etico, garantendo i principi costituzionali della promozione della cultura e della ricerca (articolo 9), della libertà di pensiero ed espressione (articolo 21) e della libertà di ricerca e insegnamento (articolo 33)?
Tavolo 3
De-patrimonializzare? Il ruolo dei privati nella conservazione e la valutazione sui beni culturali seriali a vantaggio della sostenibilità
La vita eterna è un’illusione. Per noi esseri umani, ma anche per le cose, benché queste possano vivere molte più vite di noi. Per quanto la medicina abbia allungato le nostre vite, e il restauro quelle dei monumenti, noi e i nostri artefatti invecchiamo inesorabilmente. E siamo spesso chiamati a fare scelte complesse conciliando il desiderio di eternità con la sostenibilità economica. Ma se sono le comunità a compiere queste scelte, quali obiettivi perseguono e come garantiscono la sostenibilità economica? È possibile immaginare che tali comunità-o dei privati- si assumano l’onere di conservare e curare beni (magari seriali) a cui lo stato fatica a trovare collocazione? Possiamo parlare di “scarto”? E come gestiamo e regolamentiamo tutto ciò? Possiamo immaginare che approcci alternativi possano stimolare una consapevolezza maggiore della complessità dei beni culturali?
Tavolo 4
Esseri umani, natura, paesaggio: abitare gli ambienti naturali adottando “regole” fluide
Gli effetti del cambiamento climatico producono impatti visibili sulle nostre vite, ma ancora non percepiamo l’urgenza di azioni più radicali. Mentre la mitigazione degli effetti non è più una risposta sufficiente, ci scopriamo incapaci di abbandonare abitudini consolidate e di rinunciare a interessi economici importanti, in nome della tutela di ambienti naturali e paesaggi. La bellezza “ci salverà”, ma noi sappiamo salvare la bellezza della natura e del paesaggio in cui viviamo. Le giovani generazioni ci richiamano alla necessità di un ripensamento collettivo dei nostri modelli di vita e usano l’arte per farlo, ma la tutela del patrimonio materiale sovrasta ogni altro gesto. È possibile avviare un ragionamento collettivo all’interno delle singole comunità che sempre più spesso si muovono in difesa dell’ambiente in cui vivono, superando la logica della contrapposizione e della tutela differenziata?
Tavolo 5 - dedicato agli under 35
Heritage Rewind: newcomers, migrazioni e patrimoni culturali nazionali
Le nostre comunità sono sempre più eterogenee e spesso faticano ad amalgamare le loro molteplici anime. Gli autoctoni si sentono invasi da chi giunge da fuori e si ergono a difesa delle proprie storie e tradizioni. Per contro, capita che gli immigrati rifiutino una storia che “non gli appartiene”. Ma è proprio vero? Il passato non dovrebbe appartenere a tutti? E i beni culturali -i monumenti, i parchi, i musei- non appartengono in prima battuta a quelle “comunità di patrimonio” che li vivono ogni giorno, indipendentemente dalla provenienza di ciascuno? Vivere i beni culturali permette di aggregare le comunità conferendo ai luoghi quel senso di unicità che crea appartenenza. Proviamo a partire da qui per immaginare le nuove comunità?
Tavolo 6 - dedicato agli under 35
Climate change e beni culturali: dialoghi (im)possibili
Se il pianeta è a rischio, i beni culturali lo sono ancora di più. Sono più fragili, e sovente si trovano anche nei luoghi più fragili, perché storicamente più favorevoli alla vita: lungo le coste e i fiumi, nelle lagune, nei fondovalle montani. Ad aggravare la situazione, l’inquinamento aumenta a dismisura il degrado degli edifici storici. Insomma, i beni culturali sono “in prima linea” nella battaglia per il futuro del pianeta, e costituiscono dei perfetti casi-studio per testare possibili soluzioni innovative. In verità è la cultura tutta a trovarsi “in prima linea” perché il cambiamento climatico può essere affrontato solo a partire da un cambiamento culturale.
Tavolo “zero” aperto alla cittadinanza: NextGen Venice
E se chiedessimo ai cittadini veneziani di proporre come spendere, ad esempio, i denari delle tasse turistiche per valorizzare i loro beni culturali?
E se provassimo ad ascoltare le comunità per immaginare scenari alternativi? Ci vogliamo provare con un contest e una call for ideas. Interrogheremo i veneziani su come e quanto promuovere, aprire e narrare la loro città, la laguna, la terraferma e le loro storie.
I beni culturali sono un asset economico e turistico che alla luce delle tendenze attuali rappresenta il futuro della città. Ragionare in maniera critica su come garantire la sostenibilità turistica, sia dal punto di vista dei beni culturali che - soprattutto - dei cittadini, è una sfida che dobbiamo cogliere. Pur nella sua alta specificità, un ragionamento su Venezia porta a ragionare anche sul futuro dell’Italia e del pianeta.
NextGen Venice è un tavolo aperto che invita i cittadini tutti a ragionare assieme su che fare oggi, a Venezia, dei beni culturali e della storia. Un dibattito “a briglia sciolta” per far emergere indicazioni preziose intorno a Venezia e il suo possibile futuro.