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Studiare l’Adriatico nell’alto medioevo significa affrontare, in un contesto più limitato e organico, i temi generali dell’intero Mediterraneo, a partire dalle sue rotte, dalla circolazione di merci, di imbarcazioni, persone e idee, dalle stratificazioni delle civiltà.
L'area di studio del progetto è definita dalle coste dell'intero bacino Adriatico e l'area padana fino all'area alpina. L’area padana ha ricoperto, infatti, un ruolo essenziale grazie all’influenza esercitata su di essa dall’impero carolingio. In particolare l’asse fluviale del Po e dei suoi affluenti ha avuto un ruolo centrale nelle reti di traffico di IX-X secolo. Il progetto intende aprirsi nel versante settentrionale verso la Valle dell'Adige e la Val Chiavenna, entrambi snodi cruciali verso il cuore degli imperi carolingi e post-carolingi.
L’arco cronologico è compreso tra il VII e il X secolo, un periodo che dal punto di vista materiale risulta più sfuggente della precedente tarda antichità e del successivo pieno medioevo, ma che è centrale per la nascita e lo sviluppo economico ed istituzionale di realtà come il regno longobardo, l’impero Carolingio e Ottoniano o città come Venezia.
Il progetto intende comprendere meglio i meccanismi dello scambio e testarne le trasformazioni nel corso del tempo attraverso l'analisi dei network di circolazione di alcune selezionate categorie di dati archeologici, che si costituiscono come traccianti visibili alla base dei processi economici nell’area circoscritta dell’Adriatico tra VII e X secolo.
L'obiettivo finale è quello di ricostruire la filiera sociale della distribuzione, attraverso l'analisi della complessità che governava lo scambio di alcune categorie di fonti archeologiche, alcune più convenzionali, altre più inconsuete.
Un’attenzione particolare sarà rivolta alle infrastrutture/innovazioni tecnologiche dei mezzi di trasporto (archeologia marittima), che permetterà di differenziare la qualità delle relazioni tra i diversi siti considerati.
Anfore
In età tardoantica la circolazione dei contenitori da trasporto in Adriatico è ben attestata, ma più sfumata è la situazione tra il VII e il X-XI secolo.
La presenza di tipologie di anfore globulari rinvia a un sistema di mercato integrato a più livelli di scambio i cui contorni si stanno definendo sempre più grazie ad alcune importanti scoperte e al progresso delle ricerche. I modelli della distribuzione commerciale si stanno rivelando abbastanza complessi e articolati anche per l’Adriatico alto medievale.
Le più recenti indagini hanno individuato nelle produzioni Otranto type I (X-metà XI sec. d.C.) e Otranto type II (fine XI-XII/XIII sec. d.C.) gli indicatori materiali più significativi della vitalità delle relazioni commerciali tra le due opposte sponde adriatiche, documentando la circolazione di derrate alimentari (olio e vino) prodotte localmente e commercializzate non solo in ambito adriatico ma destinate anche ai mercati orientali.
Vetro
Nuove evidenze inducono a rivalutare il modello produttivo tradizionale del vetro, che vede la produzione primaria di semilavorati in pochi workshops lungo le coste siro-palestinesi e la produzione secondaria di manufatti finiti dislocata in numerose piccole fornaci su tutto il territorio italiano, aprendo la possibilità all’esistenza di molteplici correnti produttive e distributive che si intersecano nell’Adriatico.
Inoltre, lo studio dell’officina vetraria di Comacchio ha aperto nuove ipotesi di ricerca sulla produzione e consumo del vetro altomedievale nella pianura padana, che tra VII e VIII secolo pare assumere caratteristiche produttive specifiche, ben evidenziate sia nella tipologia degli oggetti prodotti, nell’utilizzo di materie prime o di riciclo e di specifici supporti quali i crogioli in pietra ollare, sia, infine, nella configurazione delle strutture produttive e dei mandatari della produzione e distribuzione.
Il progetto intende definire le differenti correnti produttive in termini di cronologia, area, modalità e direzione della distribuzione per ottenere un quadro complessivo.
Lapidei
I monumenti funerari lapidei, nello specifico i sarcofagi, costituirono per le èlites adriatiche altomedievali uno strumento nella competizione politica, un supporto attraverso cui furono veicolati ben precisi e duraturi messaggi.
Essi presentano una distribuzione che comprende entrambe le sponde dell'Adriatico, da Ravenna alla Dalmazia (Comacchio, Venezia, e siti dalmatini, quali Parenzo). Si tratta di oggetti integri e frammentari tradizionalmente datati tra VIII e IX secolo.
Manufatti altrettanto diffusi in area lagunare e che costituiscono dei documenti noti e studiati da tempo, ma che necessitano una revisione, sono le vere da pozzo.
L’analisi dettagliata dell’intero corpus di questi lapidei, considerando la tipologia litica impiegata, le cave di estrazione, l’eventuale reimpiego e rilavorazione di materiale più antico, gli aspetti decorativi ed epigrafici, definirà i fenomeni di riutilizzo di spolia ed eventuali rinnovate attività estrattive, definendo gli agenti della distribuzione e le modalità di auto-rappresentazione delle élite.
Pietra ollare
Gli studi più recenti sulla distribuzione dei manufatti in pietra ollare hanno evidenziato, per l'area della Pianura Padana, ma anche per l'area tirrenica e adriatica, come essa investa la grande maggioranza dei centri della Pianura Padana, con percentuali varianti sia sul piano cronologico che geografico, ma complessivamente evidenziando un grande successo di questi prodotti tra V e XI/XII secolo.
Attraverso l’indagine dei prodotti e delle aree estrattive su base archeometrica si sta definendo la distribuzione delle produzioni nei siti campione in area alpina, padana e adriatica al fine di comprendere i flussi di circolazione.
Inoltre, l’incrocio tra dato materiale e archivistico permette l’identificazione dei nodi di transito e distribuzione dei prodotti.
Metalli preziosi e leghe di metalli
La distribuzione lungo l’asse dell’Adriatico di metalli preziosi e in lega sembra aver assunto, a partire dalla fine dell’VIII secolo, una configurazione nuova rispetto ai secoli precedenti, determinata dal nuovo assetto statale carolingio. Tuttavia, a partire dal pieno IX secolo il quadro si fa meno definito e manca una ricognizione sistematica del dato archeologico.
Si intende definire in primo luogo le effettive attestazioni di questi materiali, principalmente destinati alle élite, lungo e all’interno delle due sponde adriatiche.
Verificandone le aree di produzione e, nei limiti del possibile, le aree di estrazione del metallo, condizionate dalla nuova rete di risorse venutasi a creare con gli imperi carolingio e ottoniano, e si potrà chiarire il tragitto, probabilmente multidirezionale e con fenomeni anche “di ritorno”, che ha unito il centro Europa con il Mediterraneo orientale, e il ruolo assunto dall’Italia settentrionale e dall’Adriatico nelle dinamiche di passaggio tra l’età tardo-longobarda e quella carolingia.
Derrate alimentari e sale
Peculiarità della fascia costiero-lagunare, il sale era tra i prodotti principale della zona e, molto verosimilmente, il più redditizio, tale da venire impiegato esso stesso come moneta.
La presenza di saline nel territorio circostante i siti altoadriatici è comprovata dalle carte d’archivio (prima tra tutte il capitolare di Liutprando per Comacchio), ma non ha ancora riscontro archeologico.
La ricerca si propone di implementare i possibili indicatori materiali, per definire le modalità di produzione, stoccaggio e trasporto/commercializzazione del sale.
Vettori dei traffici è infrastrutture per lo scambio
Lo studio dei vettori dei traffici, ossia le tipologie di imbarcazioni sia di mare sia nelle acque interne, si basa sui tonnellaggi e le capacità di carico, considerando sia le dimensioni e le forme delle carene sia utilizzando stime condotte analizzando le merci più impegnative, per peso e ingombro, come i marmi.
Le capacità nautiche saranno desunte dalle caratteristiche tecnologiche ricavabili dalle rare fonti iconografiche e più compiutamente dai relitti (monossili e imbarcazioni di stazza maggiore databili all’alto medioevo) e delle attrezzature nautiche (in particolare le ancore in ferro).
In relazione ai vettori, si intendono, inoltre, mappare le infrastrutture di scambio.
Strumenti
Web Gis
Questo strumento è stato scelto per evidenziare i network che mettono in connessione nord e sud Europa attraverso la lente dell’Adriatico, usando dati poco sviluppati, come alcuni indicatori archeologici.
Il cibo (produzione, consumo, conservazione, circolazione) e i beni materiali che lo veicolano o che ne rappresentano i traccianti visibili, stanno alla base, infatti, di processi economici a lungo o breve raggio.
Il progetto intende ricostruire almeno la filiera sociale della distribuzione per alcune delle categorie di fonti analizzate.
Archeometria
Analisi archeometriche di diverso tipo saranno condotte su ogni categoria di traccianti scelti per definire le aree di provenienza e di approvvigionamento. Le indagini saranno effettuate sia su prodotti finiti che su scarti di lavorazione o campioni da cave storiche nello specifico della pietra ollare e dei lapidei.
Dove possibile, sulle anfore e sulla pietra ollare, saranno analizzati i residui organici per definire il contenuto e l’utilizzo.
Su campioni di vetro e di metalli saranno condotte analisi degli isotopi per verificare l’origine delle materie prime. Nel caso dei metalli e dei lapidei, inoltre, saranno condotte delle analisi di dettaglio delle superfici e delle tecniche di lavorazione.