Lagodekhi
Georgian-Italian Lagodekhi Archaeological Project (GILAP)

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 Il “Georgian-Italian Lagodekhi Archaeological Project” è un nuovo progetto, iniziato nell’estate del 2018, dell’Università Ca’ Foscari di Venezia in collaborazione con la Municipalità e il Museo di Lagodekhi, che si prefigge di indagare e valorizzare le evidenze archeologiche del territorio della Municipalità. Il progetto è coordinato da Elena Rova per la parte italiana e da Davit Kvavadze, con la consulenza di Davit Darejanashvili, per la parte georgiana.

La Municipalità di Lagodekhi si trova nella provincia di Kakheti, al limite orientale della Georgia, non lontano dal confine con l’Azerbaijan, e si estende per un’area di circa 900 km2 tra le propaggini del Caucaso e la valle del fiume Alazani. Si tratta di una delle aree della Georgia più ricche sia dal punto di vista paesaggistico che da quello del patrimonio storico-artistico, nota soprattutto, oltre che per i resti del periodo Medievale, per la presenza di monumentali tombe a tumulo (kurgan) datate alla seconda metà del III millennio a.C. e per quella di numerosi siti del Calcolitico (V-IV millennio a.C.), piuttosto rari nel resto del paese.

La prospettiva del progetto è di tipo regionale, cioè non focalizzata sul singolo sito, ma sulle relazioni tra siti di diverso tipo (insediamenti di grandi e piccole dimensioni, necropoli, ecc.), sullo sviluppo diacronico dei rapporti tra i gruppi umani e l’ambiente naturale e sulle relazioni tra le comunità locali e quelle di altre aree del Vicino Oriente. L’approccio adottato è multi- e interdisciplinare e prevede la partecipazione alle campagne annuali in Georgia e alle attività di ricerca (analisi di laboratorio ecc.) di esperti di diverse discipline. Alle campagne annuali partecipano ricercatori, studenti, dottorandi italiani e georgiani ed esperti internazionali.

Il progetto mira in primo luogo a mappare tutti i siti archeologici presenti sul territorio della Municipalità attraverso una ricognizione di superficie con l’ausilio del telerilevamento (analisi delle foto aeree e satellitari), dello studio dell’edito e delle testimonianze degli abitanti del luogo, allo scopo di indagare lo sviluppo dell’insediamento umano sul territorio e di fornire alle autorità locali uno strumento per la sua protezione e valorizzazione.

Oggetto di attenzione particolare saranno le culture tardo-preistoriche e protostoriche del Calcolitico e delle Età del Bronzo e del Ferro (V-prima metà del I millennio a.C.) che si indagheranno attraverso scavi e sondaggi su diversi siti della Municipalità, con il fine, tra l’altro, di definire un’affidabile cronologia relativa e assoluta della regione e di determinare le modalità di sfruttamento del territorio da parte dei diversi gruppi umani che lo hanno occupato nel corso dei millenni.

Nel 2018 sono iniziati gli scavi sul sito Calcolitico di Tsiteli Gorebi 5; altri nuclei di interesse scientifico sono stati identificati nelle culture Early Kurgan della seconda metà del III millennio a.C. e in quelle del Tardo Bronzo/Antico Ferro (seconda metà del II-inizi del I millennio a.C.).

Vista satellitare dell'area di progetto
La foresta vicino al fiume Alazani
Lavoro nella casa della spedizione
Scavi presso Tsiteli Gorebi 5
Scavi presso Tsiteli Gorebi 5

Siti

Tsiteli Gorebi 5

Il sito di Tsiteli Gorebi 5 (41°40'19.89" N 46°11'14.22" E) si trova nella Municipalità di Lagodekhi nella regione di Kakheti. È situato a circa 4,5 km a sud-est dell'attuale villaggio di Tsitelgori/Ulianovka, a ca. 204 m sul livello del mare. Fa parte di un gruppo di siti calcolitici (Tsiteli Gorebi 1, 2, 4, Tsiteli Gorebi 3/Kvitiatskhali, Damtsvari Gora), alcuni dei quali sono stati scavati negli anni '70 da V. Varazashvili. Dal momento che localizzare tutti i diversi siti citati nelle vecchie pubblicazioni si è rivelato impossibile, si è deciso di assegnare a questo nuovo sito calcolitico, fino ad ora sconosciuto, il nome di Tsiteli Gorebi 5.

L'insediamento è costituito da una bassa area sopraelevata, orientata NE-SO, che emerge per meno di 1,50 m sulla piana circostante e si estende su una superficie massima di circa 1,60 ettari. Il sito è stato interessato da ripetute arature, che probabilmente hanno appiattito la sua cima e sparso i materiali archeologici nell'area circostante. È caratterizzato da due basse collinette, una più grande a nord-ovest e una più piccola a sud-ovest, separate da una leggera depressione di 20 m di larghezza. Un canale di drenaggio moderno, orientato in direzione SO-NE, taglia la parte meridionale del sito.

I resti archeologici dell'intero insediamento sembrano essere stati profondamente disturbati da una combinazione di diversi elementi post-deposizionali, tra cui: aratura profonda, ripetute alluvioni e attività di lombrichi e piccoli roditori, che hanno spostato la maggior parte dei reperti dal loro contesto deposizionale originale. Un sondaggio preliminare ha accertato che i materiali archeologici si concentrano nei 90 cm superficiali della sequenza stratigrafica, il rimanente della quale è costituito da depositi naturali. I reperti rinvenuti, per lo più costituiti da piccoli frammenti ceramici e di pietra scheggiata (quasi esclusivamente ossidiana) è molto omogeneo e suggerisce un'occupazione monofase, probabilmente risalente alla prima metà o alla fase centrale del V millennio a.C.

I sondaggi condotti nel 2018 nella parte settentrionale del sito hanno portato alla luce resti di strutture architettoniche mal conservate (muri e piattaforme) in argilla compatta o in blocchi di argilla ("mattoni") di forma squadrata, le cui dimensioni considerevoli suggeriscono la presenza sul sito di architettura di larga scala, finora non attestata nella regione per il periodo calcolitico.

Suono profondo nel suolo naturale
Il sito prima dell'inizio degli scavi
Mappa dei contorni del sito
Massicce pareti di argilla

Tchiauri

Il cluster di Tchiauri si trova nel territorio del villaggio di Tchiauri (in georgiano ჭიაური), precedentemente noto come Ulianovka. Esso è collocato nella parte orientale della Municipalità di Lagodekhi, non distante dal confine con l’Azerbaijan, nella pianura a Nord del corso del fiume Alazani, solo pochi chilometri a nord-ovest dal cluster di Tsiteli Gorebi. L’area è circondata da colture di cereali e mais alternate a superfici aperte adibite al pascolo di bestiame e a recenti bacini artificiali per il drenaggio e la gestione delle acque di superficie e per la pesca sportiva. Sono molto diffuse macchie di bassa vegetazione e arbusti, che con l’avvicinarsi al corso del fiume Alazani si trasformano in una fitta foresta. L’intero territorio è soggetto ad allagamenti durante la stagione delle piogge.
Il cluster di Tchiauri venne scoperto nel 2021 durante la ricognizione di superfice del progetto GILAP. Si compone di due bassi monticoli (Tchiauri 1 e 2) e di almeno due ulteriori addensamenti di frammenti ceramici localizzati nei campi limitrofi (Tchiauri 3 e il sito LS095); ulteriore materiale archeologico sarebbe inoltre stato rivenuto, secondo quanto riferito da informatori locali, in un altro campo ad Est di Tchiauri 1, informazione che non è stato possibile verificare per la presenza all’epoca della stagione di scavo di estese coltivazioni. L’occupazione del cluster sembra risalire prevalentemente  al periodo del Tardo Bronzo/Antico Ferro (tardo 2nd-inizio 1st millennio a.C.) con solo sporadici rinvenimenti posteriori (dall’Ellenismo al tardo Medioevo).

Vista satellitare del gruppo Tchiauri. Fonte della mappa: Google Earth, 2022.

Il sito principale, Tchiauri 1 (LS084, UTM 38T 575816.97 E, 4615387 N), è un basso monticolo di forma grossomodo circolare con una sommità pianeggiante, che si eleva per circa 2 metri sulla pianura circostante ad una quota di ca. 205.50 m s.l.m. Oggi esso occupa poco più di un ettaro di estensione, anche se è difficile stimare i suoi limiti esatti a causa della fitta vegetazione e dei moderni interventi antropici (invasi idrici, arature etc.). Il materiale presente in superficie, raccolto sia nel 2021 che nel 2022, indicherebbe anche una possibile presenza del periodo Calcolitico, seguita da una fase insediativa durante il (Medio) e Tardo Bronzo/Antico Ferro, e da una più sporadica presenza (tombe, fosse etc.) durante i periodi Ellenistico/Romano e Medievale.

Sul sito sono stati condotti scavi, nel giugno/luglio 2022, per circa 5 settimane. Sulla sommità del monticolo sono stati aperti cinque piccoli sondaggi (A, B, C, D, E) con lo scopo di verificarne la datazione e lo stato di conservazione delle evidenze archeologiche. Sfortunatamente, l’area si è rivelata pesantemente danneggiata dalle moderne attività agricole e da numerose fosse, sia antiche che moderne. I sondaggi C, D ed E hanno prodotto solo pochi frammenti ceramici all’interno di una sequenza di livelli alluvionali. La sequenza stratigrafica dei sondaggi A e B era molto simile. Sono state trovate evidenze di arature e piantumazioni moderne, che hanno completamente distrutto la più recente fase occupazionale, lasciando solo uno strato di 30-40 cm di sedimenti grigiastri granulari contenente ceramica mista dell’Età del Ferro, e dei periodi ellenistico e medievale. Le recenti arature hanno anche intaccato la sommità del livello LB/EIA, il quale non era più spesso di 20 centimetri e giaceva direttamente al di sopra di una sequenza di sedimenti alluvionali privi di evidenze archeologiche. Si può quindi ipotizzare che le aree A e B fossero delle sorta di piccole “isole” di occupazione LB/EIA, leggermente elevate al di sopra di una pianura non insediata e forse facilmente soggetta a inondazioni.

Le strutture rinvenute sono piuttosto interessanti. Nel sondaggio A sono stati trovati scarsi resti di muri rettilinei in mattoni (?) privi di fondazioni e senza alcun piano pavimentale associato. Al di sotto di questi, sono apparse in condizioni di conservazione migliori le tracce di quella che sembra essere la più antica e principale fase occupazionale di entrambi i sondaggi A e B. Si tratta di strutture leggere ed effimere realizzate in materiali deperibili, come legno e canniccio, con frequenti rimaneggiamenti che hanno lasciato come unica traccia diverse serie di buche di palo sovraimposte le una alle altre. Queste si collocano al di sopra di piccole aree sopraelevate forse delimitate da recinti in legno e consistono in spazi circolari circondati da cerchi di buchi di palo.

Queste strutture circolari si presentano in due classi dimensionali: una più ampia e una più piccola. Le maggiori (tra 1.50 e 3 metri in diametro) sono a base piatta e poco profonde (10-15 cm), generalmente sigillate da uno strato compatto, circondate da cerchi di buche di palo con un diametro di 12-16 cm, non perfettamente centrati sui limiti della fossa. Non vi è alcuna evidenza di possibili strutture murarie o fondazioni – né in argilla né in pietra – come sono anche assenti tracce di possibili coperture. Queste strutture leggermente incassate venivano frequentemente rimaneggiate, forse riempite e successivamente ricostruite nella medesima posizione, intaccando così le fosse precedenti. Alla base di questi ambienti non è stato individuato nessun piano pavimentale. Al loro interno sono state rinvenute alcune piccole fosse che contenevano scarso materiale archeologico (ceramica, ossidiana e ossa etc.). La funzione precisa di questi spazi è difficile da stabilire; piuttosto che edifici residenziali, avrebbero potuto fungere da ambienti di deposito o da laboratori per attività temporanee. Si trattava probabilmente di semplici strutture di forma conica interamente realizzate con materiali deperibili, come ad esempio legno, canniccio, frasche.

La seconda tipologia di strutture rinvenuta è simile alla prima, ma di dimensioni più piccole: esse misurano infatti solo 70-100 centimetri di diametro, mentre la sezione delle buche di palo che le delimitava era di appena 6 centimetri. Si trovavano solitamente all’interno di quelle più grandi ma mai nel loro centro geometrico. Si pensa che fungessero da depositi di derrate o essiccatoi con un piano pavimentale sopraelevato, anche se le loro piccole dimensioni rendono arduo stabilire cosa fosse effettivamente conservato al loro interno.

Strutture si entrambi i tipi non sono state fino ad oggi rinvenute nella regione di Kakheti con l’unica eccezione del sito di Didi Gora, ubicato pochi chilometri più a Sud di Tchiauri: si suppone dunque che esse rappresentino un tratto locale dell’edilizia di queste aree umide situate lungo il corso del fiume Alazani. Nel periodo LB/EIA esse venivano probabilmente impiegate come annessi ausiliari di edifici ubicati nelle vicinanze.

DEM (Digital Elevation Model) del sito Tchiauri 1
Tchiauri 1, Pareti rettilinee LB-EIA
Tchiauri 1, Campo B, planimetria dell'area di scavo
Tchiauri 1, Campo B, vista dell'area di scavo

Un sondaggio esplorativo (Field A) di 1 x 5 m è stato aperto nel sito di Tchiauri 2 (LS093, UTM 38T 595716.74 E 4615102.66 N), un piccolo monticolo appena 300 metri a Sud-Ovest di Tchiauri 1. La stratigrafia generale del sito è simile a quella già descritta per Tchiauri 1 e ugualmente disturbata.

Un terzo sito del medesimo cluster (Tchiauri 3, LS094) è stato identificato in un ampio campo coltivato esteso per 18 ettari a Nord di Tchiauri 1. Qui non sono state condotte operazioni di scavo ma esso è stato oggetto di una ricognizione intensiva di superficie, che ha rivelato frammenti ceramici preliminarmente attribuiti ai periodi del (Calcolitico, Medio Bronzo), Tardo Bronzo, Ellenismo e Medioevo.

Lagodekhi Survey

 La ricognizione di superficie della Municipalità di Lagodekhi è iniziata nel 2018 ad opera della missione archeologica georgiano-italiana in collaborazione con la dott.ssa Kristen Hopper della Durham University (Regno Unito). Lo scopo della ricognizione è quello di mappare i resti archeologici della Municipalità di Lagodekhi nella provincia di Kakheti, in Georgia, al fine di ricostruire lo sviluppo dell’insediamento nella regione e fornire alle autorità locali uno strumento per la sua protezione e valorizzazione. La Municipalità si estende su un'area di circa 900 kmq al limite orientale della Georgia, vicino all'attuale confine con l'Azerbaigian. Si sviluppa tra le propaggini meridionali della catena del Grande Caucaso e la valle del fiume Alazani, uno dei principali affluenti del Kura. L'area della survey è caratterizzata da una vasta gamma di zone ambientali: colline boscose, conoidi alluvionali, piccole valli fluviali, pianure coltivate e un'ampia fascia di fitta foresta che fiancheggia la riva sinistra del fiume Alazani.

La pianura dell'Alazani è stata coltivata e irrigata intensivamente nel corso del tempo. Tracce di sistemi di canali risalenti all'antichità sono stati una fonte di interesse per geografi e archeologi sin dagli inizi del XX secolo. Cambiamenti significativi del paesaggio possono essere chiaramente rintracciati in tutta la seconda metà del XX secolo: come in molte altre regioni del Caucaso meridionale, l'intensificazione avvenuta agricola durante il periodo sovietico (in particolare l'agricoltura collettivizzata, l'aratura profonda e la costruzione di sistemi di irrigazione) ha portato ad un paesaggio molto diverso da quello del passato. Questi fattori, oltre alla fitta copertura vegetale, influenzano in modo significativo la nostra capacità di "leggere" la documentazione archeologica e richiedono strategie di indagine attentamente pianificate.

La metodologia utilizzata finora comprende sia la ricognizione estensiva che la ricognizione intensiva sistematica (a piedi) di aree selezionate, i cosiddetti transetti, guidata dallo studio di immagini satellitari e foto aeree, pubblicazioni e informazioni orali fornite dalla popolazione locale.

La ricognizione di superficie della campagna del 2018 ha portato alla mappatura di 70 siti archeologici di periodi diversi localizzati ad altitudini variabili da circa 200 a circa 700 m sul livello del mare, che vanno da chiese medievali a siti posti su basse colline, che probabilmente rappresentano insediamenti del periodo Calcolitico. Di particolare interesse appare la concentrazione di grandi kurgan (tumuli monumentali) – finora ne sono stati rinvenuti una trentina – molti dei quali presumibilmente appartenenti al terzo millennio a.C., ossia al periodo detto "degli Early Kurgan", nella zona di Chabukhiani/Ananauri al confine settentrionale della foresta che fiancheggia il fiume Alazani. Nelle immagini satellitari i kurgan appaiono sulla pianura coltivata come piccoli tumuli circolari o come aree di vegetazione che sono state evitate dall'aratura o, possibilmente, nei casi in cui siano stati completamente obliterati dall'aratura, come scolorimenti del terreno di forma approssimativamente circolare. I kurgan situati nelle aree boschive sono a volte visibili nelle moderne immagini satellitari ad alta risoluzione a causa delle differenze riconoscibili nella crescita della vegetazione sulla cima al tumulo.

Mappa dell'area di rilievo con i siti archeologici censiti
Immagini satellitari di Kurgan
Nella spedizione
Nella spedizione
Spedizione nella foresta
Nella spedizione
Chiesa medievale